A volte atteggiamenti troppo negativi nei confronti della vita possono ripercuotersi non solo sulla nostra mente e questa è cosa risaputa, ma può avere delle conseguenze sulla modificazione della struttura cerebrale.
A conferma di ciò da uno studio condotto presso la Washington University su uomini in età matura, ma in buona salute, dei quali è stato studiato sia il livello di felicità e soddisfazione per gli anni di vita che stavano trascorrendo, sia lo stato di salute e di forma fisica misurato con parametri quali la velocità del passo e la forza fisica, pare che il rischio di infermità e fragilità fisica in tarda età è tanto più elevato quanto è meno elevata una sana – ottimistica visione della vita. Meno stanchi e meno fragili dentro e fuori, invece, per chi ha un visione, oserei dire, più cromatica della vita.
Ma non solo meno stanchi e meno fragili ma anche, cambiamenti strutturali sono emersi dai dati dello studio internazionale pervenutoci dalla Washington University, sembra che i soggetti che hanno un atteggiamento eccessivamente negativo nei confronti della vita, con il passare del tempo, subiscano un cambiamento delle aree cerebrali, in particolare di quelle aree preposte alle emozioni.
Un ulteriore studio effettuato al dipartimento dalla Washington University sono state esaminate un gruppo di persone volontarie fra i 44 e i 88 anni, somministrando loro un test, si notò appunto che le persone che avevano una visione più serena e più “ a colori” della vita mostravano una sostanziale differenza della circonferenza della materia grigia che è sita nel lobo frontale e mediale, rispetto a chi vedeva la vita in maniera più pessimistica.
Cercare, di apprezzare il bicchiere mezzo pieno, cercando di essere più ottimisti influisce notevolmente non solo sul benessere del nostro fisico e della nostra mente ma anche sul nostro cervello.
L’ottimismo è un’organizzazione relativamente stabile di sentimenti e pensieri, in grado di determinare il rapporto della persona con la realtà, di produrre delle particolari concezioni di sé, e d’influenzare la salute psicologica e fisica.
Gli ottimisti tendono ad avere, e a mantenere, aspettative più positive per il proprio futuro rispetto ai pessimisti, e di conseguenza, si sforzano di raggiungere gli obiettivi che si prefissano, e si pongono positivamente nei confronti dell’esperienza.
L’ottimismo è in grado di potenziare la motivazione e la perseveranza, aspetti che migliorano l’adattamento delle persone al proprio ambiente.
L’ottimismo è associato con una migliore qualità della vita, e una minore propensione a sviluppare disturbi sia fisici che psichici.
Sul piano comportamentale gli ottimisti fanno un maggior ricorso al supporto sanitario, e in situazioni di necessità riescono ad ottenere più efficacemente il sostegno degli altri.
Sul piano biologico gli stati emotivi positivi degli ottimisti, rinforzano il sistema immunitario dell’organismo, rendendolo più resistente alle malattie e più capace di recupero.
Ad esempio negli ottimisti, sono state trovare un maggior numero di cellule che migliorano l’immunità per le infezioni virali e il cancro.
Pazienti ottimisti con disturbi cardiaci, hanno un minore rischio d’infarto.
Le persone ottimiste che subiscono interventi chirurgici, impiegano tempi più brevi per la guarigione, hanno una migliore condizione post-operatoria e la tendenza a tornare più velocemente ai propri ritmi di vita.
L’ottimismo contribuisce al benessere psicologico, perché migliora la capacità delle persone ad adattarsi agli eventi stressanti, riduce la depressione, e attenua gli effetti dell’angoscia e dell’ansia.
Dott.ssa Isabella De Franceschi